Un consulente con decenni di esperienza crede fermamente nel cogliere le opportunità che le difficoltà offrono e nel riportare l’umanità al centro delle attenzioni, come ci spiega in questa intervista.
Vinicio Scudellaro è un professionista con oltre 35 anni di carriera nel settore della consulenza aziendale, della gestione manageriale e dell’imprenditoria. Il suo percorso lavorativo è sempre stato caratterizzato da una profonda passione per il mondo degli affari e dell’innovazione. Fin da giovane, ha lavorato come falegname e agente di commercio, esperienze che gli hanno insegnato il valore del duro lavoro e della determinazione. Nel 1985, ha iniziato un percorso professionale in ambito ICT e telecomunicazioni che lo ha portato rapidamente a crescere da impiegato a dirigente, acquisendo competenze in vari settori, inclusi i servizi alle imprese e le software house italiane più quotate. Nel 2003 è entrato in contatto con il mondo dell’Open Source Management (OSM), e 4 anni dopo ha fondato la sua prima società focalizzata sull’outsourcing di consulenza e direzione commerciale nel settore IT e HR. Attualmente, è il General Manager di OSM Partner Lombardia e socio di altre 4 società del gruppo OSM. Scudellaro ha inoltre arricchito il suo bagaglio formativo con un Master in Service Business Management con Quadrifor e ha sviluppato numerose teorie e studi trasformati in azioni aziendali concrete grazie alla sua vasta esperienza nella gestione aziendale. È noto per le sue abilità comunicative e relazionali, tanto da aver scritto anche un libro sull’argomento. Risiede a Lodi Vecchio, dove crede nell’importanza delle relazioni e delle alleanze, come ci spiega in questa intervista.
Quali sono i successi lavorativi di cui è più fiero?
Avendo partecipato a tanti progetti di riorganizzazione aziendale, tutti per diversi risvolti affascinanti, mi diventa difficile evidenziarne qualcuno in particolare, quindi cerco di metterne in risalto due. Il primo risale alla fine degli Anni 90/ inizio Anni 2000, dove pur essendo giovane e con poca esperienza sono riuscito a riorganizzare una situazione difficile sia sotto il punto di vista finanziario che di rapporti tra le persone in un’azienda in cui ero stato nominato direttore generale. Ciò che mi ha permesso di uscire da questa palude pericolosa è stato il fatto di mostrare sempre coerenza tra le azioni che mettevo in campo e i miei valori. Questa esperienza mi è servita poi anche in altre situazioni simili negli anni a venire. Un altro progetto è stato quando ho deciso di fondare OSM Partner Lombardia raccogliendo una grande sfida propostami da OSM per ricostruire nella regione una struttura che da anni risultava disintegrata in un luogo così importante. Anche in questo caso la coerenza tra le azioni che mettevo in campo e i miei valori è stata la chiave di volta. In entrambi i casi direi che essere il vero me stesso e mettermi al servizio completo della organizzazione che rappresentavo con umiltà e dedizione ha permesso di ottenere risultati sulla carta difficilissimi. In entrambi i casi ho scoperto che la vera leadership non è qualcosa che deriva da una nomina che si riceve dall’alto, come diceva Sergio Marchionne: «I grandi leader sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno del loro team».
Quindi qual è il modello di leadership migliore secondo lei?
Ho compreso che i grandi leader non sono invidiosi o gelosi dei propri collaboratori ma al contrario, si circondano di persone molto abili, anche più di loro, a fare determinate cose. Le aziende che adottano una mentalità che punta sul supporto del singolo e coltivano la fiducia e la cooperazione hanno collaboratori motivati ad assumersi maggiori rischi, consapevoli che i colleghi e l’azienda sono pronti a coprire loro le spalle. Il/la leader deve essere un esempio. È lo specchio dell’azienda, perciò deve essere la persona che più si mette in gioco per il bene comune, la persona più dedita all’aiuto. Quando lavoravo in una grande azienda di software nell’atrio all’ingresso, c’era un quadro dove il mio sguardo veniva sempre catturato e che mi porta ancora adesso a riflessioni. L’opera ritraeva un individuo, eretto e fiero, sollevato sulle spalle di una folla che lo acclamava. Non potevo fare a meno di pensare alla potenza simbolica di quella scena: un leader, incoronato dalla fiducia e dal sostegno del suo popolo. Ogni pennellata sembrava narrare una storia di coraggio, fiducia e guida. Il vero leader non è colui che si autoproclama, ma colui che viene elevato dalle persone che lo seguono.
Quali sono state le maggiori sfide incontrate nel suo percorso lavorativo?
Nel 2007 quando ho fondato la mia prima società specializzata in outsourcing di direzione commerciale in ambito IT e HR la più grande sfida che mi sono ritrovato ad affrontare è stato il fatto di essere passato dal rappresentare società comunque esistenti sul mercato e conosciute, al rappresentare una piccola società che era ancora sconosciuta. L’altra sfida imparata sulla mia pelle anche con enormi danni economici è stata quella di credere nelle persone sbagliate pur avendo l’opportunità di cavalcare grandi business. Sono riuscito a superare queste difficoltà grazie a una grande determinazione e perseveranza nell’inseguire il mio sogno e mi sono rimesso alla ricerca di altre persone più allineate a me nei valori.
Infatti da allora ho questo motto: «prima chi, poi che cosa!» Prima di intraprendere qualsiasi nuovo progetto la priorità è su chi sono i miei alleati, partner, collaboratori, e poi verifico la bontà del progetto. Puoi aver grandi opportunità tra le mani ma con le persone sbagliate sarà molto probabilmente un viaggio irto di enormi difficoltà, trappole, tranelli e sudore immane e molto probabilmente fallirai; viceversa, con i chi giusti si apriranno praterie infinite. Una solida relazione non è tra due persone che condividono degli interessi, ma tra due persone che condividono dei valori.
Che caratteristiche deve avere un’alleanza professionale?
Le alleanze con le giuste persone rappresentano il tessuto connettivo che stabilisce legami duraturi, apportando benefici tangibili sia a livello individuale che collettivo. Nel mondo moderno, questa dinamica non è cambiata. Anzi, è diventata ancor più evidente con l’arrivo dei social media. Le alleanze professionali e personali possono aprirci porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse, offrendoci opportunità di crescita e sviluppo che altrimenti non avremmo potuto cogliere. Nel mondo del lavoro, le alleanze sono la linfa vitale per la realizzazione dei nostri obiettivi. La creazione di reti professionali solide non solo può aumentare le nostre opportunità di carriera, ma ci dota anche di un sostegno prezioso quando affrontiamo sfide e ostacoli lungo il percorso. Al di là del contesto lavorativo, le alleanze personali sono altrettanto importanti. Gli amici, la famiglia e i conoscenti stretti sono una fonte di conforto, sostegno e gioia nella nostra vita quotidiana. Queste relazioni non solo arricchiscono la nostra esistenza emotiva, ma possono anche essere un sostegno durante periodi di difficoltà. Creare alleanze non dovrebbe mai essere visto come un mero scambio di favori o di opportunità. Piuttosto, dovrebbe essere un atto di generosità e fiducia reciproca. Inoltre, a mio avviso la coerenza morale rafforza i rapporti. Le relazioni costruite su valori condivisi hanno una base solida su cui poggiare. Quando ci impegniamo con persone che condividono i nostri principi fondamentali, creiamo terreno fertile per la fiducia reciproca, la comprensione e la cooperazione. L’integrità diventa il filo conduttore che tiene insieme le nostre interazioni, garantendo un’armonia e una coerenza che sono essenziali per il successo a lungo termine. È attraverso il nostro comportamento quotidiano che dimostriamo la nostra fedeltà ai principi che professiamo. Le parole senza azioni rischiose diventano vuote e prive di significato. Pertanto, è essenziale che cerchiamo costantemente di vivere in coerenza con i nostri valori, sia nel mondo professionale che in quello personale. Quindi, per costruire grandi alleanze di valore ti servono valori forti, condivisi e uno scopo comune! Deve essere una vera e propria alleanza di cervelli! Nessuno può fare grandi cose da solo, per fare grandi cose serve chimica mentale. La chimica mentale compie magie!
Come motiva e guida il suo team?
Come General Manager e DV di OSM Partner Lombardia mi viene facile motivare e guidare il mio gruppo in quanto noi lo facciamo di lavoro per i nostri clienti, e di conseguenza adottiamo le stesse azioni vincenti anche al nostro interno, altrimenti non saremmo attendibili. Una delle azioni vincenti da sempre di OSM secondo me è che fermiamo tutti i mesi l’azienda per due giorni e mezzo (di solito l’ultimo giovedì, venerdì e sabato di ogni mese) per fare formazione personalizzata alle nostre persone oltre a corsi specifici di crescita. Può sembrare una perdita di produttività, ma vi posso assicurare che invece contro intuitivamente le statistiche delle persone che partecipano quasi sempre sono in crescita, mentre per chi non partecipa o partecipa saltuariamente sono in calo. Inoltre abbiamo un percorso di crescita e di carriera unico per tutti: chi inizia a lavorare con noi (l’ho fatto anch’io) inizia come consulente junior, poi senior, poi DV o DT poi Capo Area, e via via così fino alla possibilità di diventare anche socio dell’azienda in base agli obiettivi raggiunti. Noi ci interessiamo alle nostre persone e alla loro realizzazione sia personale che professionale, ci interessiamo alle loro mete sia personali che professionali e facciamo di tutto affinché ogni collaboratore li realizzi.
Lo scopo di un Executive o un Manager è prima di tutto quello di far si che i propri collaboratori vincano e si realizzino. Inoltre, ogni 4 mesi facciamo una convention o in Italia o all’estero al fine di alimentare ulteriormente la conoscenza reciproca delle persone, dando la possibilità di partecipazione anche ai famigliari dei collaboratori. Tutto questo crea tra le persone grande affinità, armonia, cooperazione, collaborazione e complicità. Ultimo non per importanza, anzi forse la cosa più importante, cerco di dare priorità alla comunicazione con i miei collaboratori poiché «La competenza ti fa entrare nel gioco, la comunicazione te lo fa vincere» (Beau Toskich).
Qual è il suo stile personale?
Credo che ogni leader deve avere un suo stile di gestione delle risorse umane. Mi piace definire lo stile personale come la capacità di promuovere sé stessi, al fine di essere gradito o comunque appetibile nei confronti della comunità, con modalità simili a quanto avviene in campo economico, con i prodotti commerciali. Alla base c’è la condivisione dei propri valori, dei propri interessi, delle proprie esperienze, di tutto ciò che ti rende unico agli occhi degli altri. Diventa quindi importante riuscire a definire tutti quegli elementi che daranno vita e visibilità al tuo stile personale. Per costruire relazioni e alleanze di valore sia interne all’azienda che esterne per un leader è fondamentale comprendere e creare un proprio stile personale, cioè un processo attraverso cui definisce i propri punti di forza (conoscenze, competenze, abilità) che lo contraddistinguono in modo univoco dagli altri individui, che lo rendono unico agli occhi delle altre persone. Per avere grandi alleati devi avere una personalità attraente, devi essere magnetico e pieno di energia positiva; quindi, costruire un proprio stile personale significa occupare uno spazio nella mente di chi ti osserva. Quando diventiamo visibili, diventiamo agenti di cambiamento. Possiamo promuovere cause, sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni importanti e contribuire a plasmare un mondo più giusto e compassionevole. L’atto di emergere dall’oscurità non è solo quindi un atto di autoaffermazione, ma è anche un nostro contributo personale alla ricchezza e alla diversità della società. Emergere dall’invisibilità e gridare la nostra unicità è un atto di autoaffermazione che potenzia la nostra fiducia e autostima. Troppo spesso, sottovalutiamo il potenziale che risiede in ciascuno di noi. Rendendoci visibili, riconosciamo il nostro valore e apriamo la strada a opportunità che altrimenti potrebbero sfuggirci. Quando ci rendiamo visibili, ci permettiamo di essere riconosciuti per chi siamo veramente. Ognuno di noi ha una storia unica da raccontare, esperienze da condividere e talenti da offrire al mondo. Uscire dall’invisibilità significa dare voce alle nostre storie, permettendo agli altri di conoscerci e di imparare da noi. In questo modo costruiamo connessioni autentiche e arricchiamo la trama della vita con nuovi colori e sfumature. Quando ci permettiamo di essere visti e sentiti, ci avviciniamo a una vita più ricca di significato e connessione. Ognuno di noi ha la sua storia che merita di essere raccontata, e il mondo merita di conoscerla.
Una parola della Finanza come la spiegherebbe a un bambino?
L’Outsourcing! In particolare quello di direzione commerciale consiste nell’utilizzo di risorse esterne per svolgere in tutto o in parte le attività di direzione vendita di un’azienda, così da rendere più flessibile la forza vendita, da razionalizzare i costi e da permettere all’impresa di concentrarsi sul suo core business. È possibile considerare l’esternalizzazione nel caso in cui l’azienda abbia difficoltà a gestire il proprio carico di lavoro e le proprie mansioni, situazione che non permette di concentrarsi sulle attività di sviluppo dell’attività. Per outsourcing si intendono quelle situazioni in cui un’impresa instaura una relazione bilaterale con un’altra impresa per poter svolgere attività che richiedono asset particolari e specifici, e dunque non reperibili all’interno dell’organizzazione. Per fare un esempio che capiscono anche i bambini: io ho un grande giardino e ogni tanto devo curarlo ossia tagliare la siepe, rasare l’erba potare le piante. Non è il mio core business e fare questo mi comporta tanta fatica sia emotiva che fisica con risultati mediocri poiché non sono espertissimo. Potrei optare per esternalizzare ossia dare in outsourcing queste tipologie di attività ad un bravo giardiniere cosicché il mio giardino apparirà molto bello ed io in quelle ore potrei dedicarmi a svolgere il mio lavoro al meglio e non disperdere risorse a fare cose per cui non sono particolarmente portato.