Ospite al Festival del Fundraising 2024 di Riccione, il vicedirettore de “Il Post” Francesco Costa ha condiviso le sue strategie di successo nel fundraising e nel creare una community coesa.
Dal 3 al 5 giugno 2024, il Palacongressi di Riccione ha ospitato il Festival del Fundraising, il più grande evento europeo dedicato alla sostenibilità economica e al mondo della raccolta fondi. Con oltre 3.500 partecipanti, il festival ha offerto più di 100 eventi formativi, tra conferenze, workshop e seminari, tutti focalizzati su come migliorare le strategie di raccolta fondi e creare un impatto duraturo nelle rispettive organizzazioni. Ma che cos’è nello specifico il fundraising? Noto anche come raccolta fondi, è il processo di raccogliere denaro da individui, aziende, fondazioni o enti governativi per sostenere una causa, un progetto o un’organizzazione. Questo processo può avvenire attraverso diverse modalità, tra cui donazioni dirette, eventi di beneficenza, campagne online, vendita di prodotti o servizi, e grant da fondazioni o enti pubblici.
Il fundraising è essenziale soprattutto per le organizzazioni no-profit, che dipendono da queste risorse per finanziare le loro attività e raggiungere i loro obiettivi. Il fundraiser è la persona responsabile di pianificare, organizzare e gestire queste attività di raccolta fondi, creando strategie efficaci per coinvolgere i potenziali donatori e mantenere relazioni durature con essi. Esempi di fundraising includono campagne di crowdfunding, maratone benefiche, galà di beneficenza, aste silenziose, e molto altro. L’obiettivo principale è sempre quello di sostenere cause importanti e creare un impatto positivo nella comunità. Il Palacongressi di Riccione ha quindi visto la partecipazione di speaker di spicco, come Francesco Costa, vicedirettore de “Il Post” e fautore di un caso più unico che raro di raccolta fondi di successo a scopo giornalistico. Style Finance, presente all’evento, ha raccolto i consigli più utili.
Il caso “Da Costa a Costa”
Costa ha sperimentato la raccolta fondi inizialmente con “Da Costa a Costa”, nato nel 2015 come canale di racconto – prima newsletter e poi podcast – delle elezioni presidenziali e del contesto culturale degli Stati Uniti. Oltre ad essere uno dei casi editoriali italiani più chiacchierati degli ultimi anni, alla fine del 2017 “Da Costa a Costa” si concluse con 30mila euro raccolti, decretando non solo la popolarità del format, ma anche il successo di una raccolta fondi che ha consentito la qualità e la riuscita del podcast stesso e il consolidamento di una grande community di donatori. Nel 2020, Costa ha raccolto 100mila euro, che sono stati usati per finanziarsi i successivi viaggi-inchiesta negli Stati Uniti. In questi anni, la newsletter è rimasta comunque gratuita e accessibile a tutti, anche a chi non contribuiva. Oggi “Da Costa a Costa” è stata acquisita da Il Post e da progetto freelance è diventato un prodotto editoriale della testata offerto gratuitamente a tutti gli iscritti alla newsletter.
Ma come è nato tutto? «Nel 2015 le newsletter giornalistiche in Italia non c’erano, quindi per raccontare le elezioni americane del 2016 mi sono lanciato in questo progetto con un provider gratuito, facendo una prova. Dopo pochi mesi ho notato che le persone iscritte aumentavano, quindi sono passato a un servizio di invio a pagamento. Ho semplicemente comunicato alle persone iscritte che avrei dovuto spostare l’indirizzario a un altro provider e quanto sarebbe costato (700 euro), lasciando ingenuamente il link al mio account Paypal nel caso mi avessero voluto aiutare». Da 700 euro che servivano per pochi mesi, Costa in meno di un mese ne ha raccolti 7mila, così ha iniziato a investirli nei viaggi in giro per gli Stati Uniti per raccontare le elezioni.
L’importanza della community
«Ho capito che il motivo che spinge le persone a pagare non deve essere necessariamente il ricevere qualcosa in cambio. Queste persone hanno pagato perché il progetto esistesse e potesse arricchirsi di contenuti e di storie, e lo hanno fatto nonostante potessero tranquillamente usufruirne gratis: non hanno ricevuto niente in cambio dei soldi che hanno versato, nessun contenuto speciale, nessun regalo. Lo hanno fatto perché si sentivano parte di quella comunità, per generosità, per passione per il giornalismo, forse anche per affetto nei miei confronti, di sicuro perché sono curiose del mondo. Sono cose speciali, nel loro piccolo, e per questo le ringrazio», ha raccontato Costa durante il festival.
Costa è stato quindi pioniere nell’applicazione del fundraising al giornalismo in Italia. La sua esperienza dimostra che il supporto della community può fare la differenza. Ma al festival del fundraising ha parlato anche delle strategie per gestire le critiche e mantenere un rapporto diretto con il pubblico, essenziale per il successo di qualsiasi iniziativa (non solo giornalistica). «La prima regola per gestire le critiche è capire che molti dei contenuti che generano proteste si possono prevedere ed evitare. Il grosso del lavoro va fatto prima. Poi bisogna comunque scusarsi e spiegare il proprio punto di vista, proteggendo i rapporti con la community anche individualmente. Cerco di rispondere a tutti su Instagram o tramite email personale, e trovare il tempo di farlo fa sì che nel corso degli anni si instauri un rapporto diretto con i lettori, che alle grandi testate non capita più. Quindi con questo background chiedere un contributo diventa più ‘facile’», ha spiegato il giornalista, aggiungendo che mai come oggi è fondamentale saper leggere il contesto che ci sta intorno e usare un linguaggio adatto al mezzo di comunicazione usato, perché non tutti i temi sono adatti ai social media, per esempio.