Cristina Ferrari, direttrice del teatro Municipale di Piacenza, è convinta che quando si producono beni immateriali come la musica e la cultura si contribuisce in modo determinante alla crescita e al miglioramento della società, come spiega in questa intervista.
Il teatro è una macchina complessa. Dietro quello che vediamo quando si alza il sipario, c’è un lavoro imponente che coinvolge tante persone con professionalità diverse. «Il teatro è un’impresa», afferma Cristina Ferrari, direttrice del teatro Municipale di Piacenza. «Un’impresa culturale che porta ricaduta economica non solo e non tanto per sé stessa, ma soprattutto per la società e il territorio».
Quali sono i compiti di chi si occupa della direzione di un teatro?
Il teatro è innanzitutto una macchina complessa, formata da un insieme di persone con competenze molto diversificate tra loro. Dietre le quinte di una produzione lirica, per esempio, c’è l’unione di arte, tecnica, artigianato, organizzazione, gestione economica, comunicazione e tanti altri saperi che, uniti, concorrono al risultato finale. La figura del direttore del teatro mette insieme e coordina tutte queste competenze, con l’obiettivo di arrivare a un risultato comune, facendo combaciare ogni diverso pezzo per creare il risultato finale.

Cristina Ferrari
Ossia quello che all’apertura del sipario sarà sotto gli occhi del pubblico che spesso non immagina la complessità del percorso compiuto per arrivare allo spettacolo a cui sta assistendo. Non è sufficiente mettere in scena un’opera ma è la qualità che fa la differenza in una produzione artistica. Questo dipende dall’apporto individuale di ogni singola persona. Ho imparato che la fiducia da parte di chi lavora in teatro la conquisti giorno dopo giorno, nella consapevolezza che una produzione teatrale nasce dal contributo di tutti e dall’importanza del “fare squadra”.
Cosa c’è dietro uno spettacolo teatrale? Come mai “il teatro è un’impresa”?
Si tratta di un’impresa culturale che porta ricaduta economica non solo e non tanto per sé stessa, ma soprattutto per la società e il territorio. Quando si producono beni immateriali come la musica e la cultura – e il canto lirico italiano è riconosciuto patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco – si contribuisce in modo determinante anche alla crescita e al miglioramento della società. Ma oltre alla funzione culturale e sociale, anche l’aspetto economico deve essere valorizzato: per fare un esempio, un recente studio dell’Università di Urbino ha quantificato che per 1 euro di spesa investito nell’opera lirica, 5 euro ricadono sul territorio. Il teatro deve saper attrarre le aziende del territorio e reperire nuove risorse. Abbiamo il dovere di studiare progetti per poter soddisfare le esigenze di sponsor e partner che intendono investire su un teatro che dovrà affermare sempre di più la sua fisionomia di bene culturale dinamico.
Parliamo della stagione lirica. Come vengono scelte le opere in cartellone per riflettere le peculiarità del teatro Municipale e portare le persone agli spettacoli?
Ho sempre cercato di partire non tanto dai titoli d’opera quanto dagli artisti e dalle artiste, che dei progetti sono l’anima fondante. Nell’ambito delle recenti stagioni liriche, numerosi artisti affermati hanno scelto di debuttare proprio a Piacenza in nuovi ruoli, ampliando così il proprio repertorio. Questo è stato spesso il punto di partenza per la scelta delle opere in cartellone. Un’altra caratteristica delle nostre produzioni liriche è quella di affiancare a cantanti di riferimento del panorama nazionale e internazionale, giovani voci agli inizi della carriera, perché possano condividere la scena con esperti maestri.

Photo: Edoardo Fornaciari
Si tratta di un connubio che porteremo avanti anche in futuro e che testimonia una continua attenzione ai giovani talenti, ad esempio con iniziative come il progetto Opera Laboratorio che dal 2013, sotto la guida del celebre baritono Leo Nucci, è stato dedicato alla formazione e alla valorizzazione delle nuove voci. Il teatro Municipale, inoltre, intende essere il più possibile aperto e accessibile a tutti gli spettatori. Le iniziative rivolte al pubblico sono pensate per coprire tutte le fasce d’età, dai bambini del primo ciclo scolastico agli studenti liceali e universitari fino ai progetti che escono fisicamente dal teatro per portare la musica anche negli Hospice, o in spazi inusuali del territorio piacentino.
Quali sono gli elementi che distinguono il Teatro Municipale di Piacenza dagli altri teatri del territorio?
Una delle cifre caratteristiche è cercare di alternare titoli di repertorio alla “riscoperta” di opere di non frequente esecuzione, ad esempio del periodo a cavallo tra Otto e Novecento, che da molti anni mancano dalle scene e che il pubblico ha sempre più dimostrato di apprezzare. Abbiamo dato spazio anche al Barocco, una scelta che poteva risultare rischiosa fino a pochi anni fa e che è diventata sempre più presente nelle nostre programmazioni, e devo dire che gli spettatori, in particolar modo i giovani spettatori, hanno dimostrato particolare interesse per questo repertorio.
Come viene gestita la comunicazione del teatro? In che modo bilanciate digitale e offline?
Le strategie di comunicazione digitali sono in continuo sviluppo, accanto a quelle più tradizionali, anche grazie a nuove collaborazioni con alcuni “Opera Content Creator”, con la finalità di avvicinare all’opera quante più persone possibili, attraverso contenuti online che parlino un linguaggio immediato, soprattutto rivolto alle nuove generazioni. In generale, la comunicazione del teatro è sia offline che online, puntando a seconda dei diversi mezzi a differenti target di pubblico.

Photo: Edoardo Fornaciari
La sfida è quella di utilizzare le nuove tecnologie per raggiungere un pubblico sempre più vasto, senza però snaturare l’identità e la tradizione dell’opera lirica. L’obiettivo di comunicare l’opera in modo innovativo è centrale anche nella grafica realizzata per le locandine delle opere e i programmi di sala, affidata a giovani artisti che per ogni titolo realizzano un’illustrazione specifica, puntando sugli elementi drammaturgici distintivi di ogni singola opera. Importante è anche l’attività di streaming, per portare gratuitamente online su Youtube le produzioni d’opera, grazie al progetto “Opera Streaming”, primo portale regionale dei teatri di tradizione dell’Emilia-Romagna, che realizza anche contenuti divulgativi con la finalità di promuovere in tutto il mondo il patrimonio artistico e culturale regionale, incentivando il turismo collegato alla programmazione teatrale.
Photo cover: Edoardo Fornaciari