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Che cos’è la skrinkflation?

di Veronica Rossetti
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Uno dei rischi dell’inflazione è assistere a pratiche commerciali che riducono il potere d’acquisto dei consumatori. Tra queste, la “shrinkflation” sta attirando l’attenzione dell’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) italiana. 

L’aumento generalizzato dei prezzi e la crisi energetica hanno colpito trasversalmente beni e servizi, ma non sempre la trasparenza è assoluta: spesso si riscontra il fenomeno della “skrinkflation”. Il termine è stato coniato nel 2009, dall’economista britannica Pippa Malmgren ed è composto dal verbo inglese “to shrink” e dal sostantivo “inflation”, che in italiano si traducono in “restringere” e “inflazione”.

Il corrispettivo può essere indicato quindi come “rincaro occulto” perché, da parte di alcune aziende, viene ridotta la quantità di prodotto presente all’interno delle confezioni a parità di prezzo applicato, o con un prezzo addirittura superiore. In entrambi i casi, il margine di guadagno è ovviamente in crescita a discapito del consumatore finale. 

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Photo: Pixabay

Una pratica commerciale giudicata da molti scorretta 

In gioco c’è la difesa del potere d’acquisto dei consumatori. Alcuni economisti hanno sottolineato come questa strategia di vendita incoraggi comportamenti poco trasparenti che si fondano sulla creazione di un inganno percettivo per chi acquista prodotti magari affidandosi abitualmente a una certa marca.

Il rischio di diffusione di un meccanismo di inflazione occulta, che si somma a quella evidente, è così concreto che l’AGCM sta monitorando il fenomeno. L’obiettivo è informare i consumatori sulla diminuzione della quantità di prodotto acquistato, tutelando così il loro potere d’acquisto e prevenendo potenziali fenomeni speculativi. L’Autorità ha recentemente concluso, per esempio, un procedimento istruttorio per un professionista che vendeva rotoli da cucina destinati a vari clienti, incluso l’importatore esclusivo per la Slovenia. Al termine dell’istruttoria è stata verificata la natura ingannevole, ai sensi del Codice del consumo, della dicitura “100 metri” riportata sulla confezione di un rotolo da cucina e nel catalogo online sul sito dell’azienda, poiché tale dichiarazione non corrispondeva alla reale lunghezza del prodotto.

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Photo: Pexels

Dall’analisi è emerso che, per far fronte alle difficoltà del settore della carta, ai rincari delle materie prime e all’aumento dei costi energetici, l’azienda aveva deciso di ridurre la lunghezza del rotolo senza modificare l’indicazione vantata. Questo caso rientra proprio nel fenomeno della shrinkflation. Il professionista ha ricevuto poi una sanzione pecuniaria di 15 mila euro.

 

Veronica Rossetti

Photo cover: Freepik

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