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Paolo Brugnoli: «Ogni incarico è una ripartenza, non un punto di arrivo»

di Katia Cedioli
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Dalla carriera nel retail banking alla consulenza finanziaria, Brugnoli racconta il suo percorso e la sua visione di un servizio personalizzato e vicino alle persone.

Parlare di denaro è ancora un tabù in molte famiglie italiane. Paolo Brugnoli, consulente emiliano, lo sa bene: dopo una lunga esperienza nel retail banking, ha infatti deciso di impegnarsi per cambiare questa mentalità. Crede che la finanza non debba essere vissuta come qualcosa di distante o complicato, ma come un mezzo per migliorare la propria vita. Il suo obiettivo? Semplificare il rapporto tra le persone e le banche. Convinto che la finanza non debba essere un privilegio per pochi, si impegna a fornire consulenza chiara e accessibile a chiunque voglia gestire al meglio le proprie risorse attraverso libri e progetti divulgativi sui social.

Qual è stato il momento decisivo che l’ha spinta a intraprendere la sua attuale carriera?

La mia carriera è stata un percorso di crescita continua, durante il quale ho ricoperto diversi ruoli nel retail banking per 20 anni, tra cui direttore di filiale, gestore corporate e analista deliberante crediti. Ogni incarico non è mai stato un punto di arrivo, ma una nuova ripartenza, un’opportunità di arricchimento professionale e personale. Non c’è stato un momento di svolta improvviso, ma una consapevolezza graduale.

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Il modello di servizio in cui lavoravo non rispondeva più, a mio avviso, alle esigenze dei clienti, che richiedevano continuità relazionale e un rapporto umano più duraturo oltre che professionale. Riflettendo sulle mie esperienze, ho riconosciuto un filo conduttore: la passione per una consulenza patrimoniale olistica. Questo mi ha spinto a costruire un nuovo percorso, focalizzato sull’offrire un supporto personalizzato e di valore, capace di rispondere davvero ai bisogni dei clienti ed alle loro mutevoli necessità della vita.

Recentemente ha pubblicato un libro che sembra essere il frutto di un percorso personale e professionale. Che cosa l’ha ispirata a scriverlo e quale messaggio principale desidera trasmettere a chi lo leggerà?

Quando ho iniziato questa nuova avventura professionale, mi sono reso conto che molti non comprendevano appieno il ruolo del consulente finanziario. Spesso i clienti non percepivano il valore aggiunto di avere una figura come la mia: un supporto duraturo, flessibile e attento alle loro esigenze. Da questa consapevolezza è nata l’idea del mio libro, intitolato “Il consulente finanziario della porta accanto”. L’obiettivo era duplice: fare chiarezza sul ruolo del consulente finanziario e presentarlo come una figura rassicurante, simile a un “buon vicino di casa”. Un consulente è una guida affidabile, qualcuno con cui condividere sogni e progetti, e che si impegna a costruire una relazione basata sulla fiducia e la continuità. Attraverso questo testo, desidero trasmettere un messaggio semplice ma cruciale: la consulenza finanziaria è accessibile a tutti e rappresenta un elemento chiave per affrontare con serenità le sfide finanziarie della vita. È una figura moderna, vicina e indispensabile per pianificare il proprio futuro.

Anche attraverso la pagina Facebook “Semplicemente Finanza, rende comprensibile i concetti più complessi. Come nasce questa capacità di comunicare e come riesce a trasferirla nel rapporto quotidiano con i suoi clienti?

Scrivere è sempre stata una mia passione, probabilmente trasmessa da mio padre, che era giornalista. Da sempre credo che, in ogni incontro con un cliente, sia fondamentale lasciargli qualcosa di valore, trasmettendo conoscenze utili. Questa convinzione mi ha portato a dare grande importanza all’educazione finanziaria e a creare Semplicemente Finanza”, un progetto nato dall’unione di passione, competenze e il desiderio di rendere la finanza accessibile a tutti. La finanza spesso viene percepita come complessa e noiosa, ma credo sia possibile raccontarla in modo semplice e accattivante, andando a toccare tutti i temi che, prima o poi, si affrontano in un rapporto bancario. Ho anche esplorato nuovi format, come il mio recente progetto “Financial Comics, un account Instagram lanciato a Novembre 2024. Attraverso i fumetti spiego i concetti di base del denaro, del risparmio e degli investimenti, avvicinando anche le nuove generazioni a questi temi fondamentali.

L’educazione finanziaria è al centro della sua missione. Secondo lei, quali sono gli ostacoli principali che frenano la diffusione di una cultura finanziaria in Italia? 

L’educazione finanziaria è un pilastro della mia attività, perché credo fermamente che la conoscenza sia il primo passo per migliorare la propria vita finanziaria. In Italia, però, ci sono diversi ostacoli che ne frenano la diffusione. Il primo è culturale: il denaro è ancora un tabù in molte famiglie. Si parla poco di soldi e quasi mai si affrontano argomenti come il risparmio o gli investimenti, che invece sono fondamentali per la serenità economica. Il mattone è ancora visto come l’unico investimento. A ciò si aggiunge una mancanza di educazione finanziaria strutturata nelle scuole, che lascia molte persone impreparate ad affrontare le sfide economiche della vita. Il secondo ostacolo è la percezione che la finanza sia complessa e distante. Molti la associano a grafici e formule, qualcosa di comprensibile solo agli esperti. Questa convinzione spesso scoraggia le persone dal voler approfondire.

Come si potrebbero affrontare queste sfide?

Per superare questi limiti, punto su due strategie. La prima è semplificare questi concetti raccontando, attraverso i miei post, i blog e le newsletter il mondo della finanza con un linguaggio chiaro, accessibile e vicino alle persone. Cerco di far capire che il denaro non è un nemico, ma uno strumento per realizzare progetti e vivere con più serenità, il mezzo e non il fine. La seconda è innovare i metodi di comunicazione. I fumetti sono uno strumento utile per spiegare i concetti chiave del risparmio e dell’investimento, avvicinando soprattutto i più giovani a una materia spesso considerata noiosa. Credo che educare significhi anche coinvolgere, utilizzando format che parlino a ogni generazione. Il mio messaggio è semplice: «con la giusta guida e un po’ di conoscenza, chiunque può prendere in mano il proprio futuro finanziario». Per questo, il mio lavoro quotidiano non è solo quello di pianificare per i miei clienti, ma di accompagnarli in un percorso di consapevolezza e crescita.

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Come si traduce il suo stile personale nella percezione che i clienti hanno di lei e quanto conta l’aspetto estetico nella sua professione?

Per me, l’eleganza non è solo una questione estetica, ma un modo di essere e di relazionarmi con gli altri. Il mio stile personale riflette il rispetto e l’attenzione che dedico ai miei clienti, perché credo che ogni dettaglio – dal modo di presentarsi a quello di comunicare – contribuisca a costruire fiducia e credibilità. L’autenticità è altrettanto fondamentale. Mi impegno a essere sempre trasparente e genuino, sia nei rapporti personali che professionali. Questo approccio aiuta i clienti a percepirmi non solo come un consulente preparato, ma anche come una persona affidabile, qualcuno che comprende le loro necessità e li accompagna con empatia. L’aspetto estetico conta, ma non per pura apparenza: un’immagine curata trasmette professionalità e rassicura. È una forma di rispetto verso chi si affida a me per temi importanti come il risparmio e gli investimenti. Tuttavia, il vero valore si costruisce attraverso il dialogo e la capacità di creare una relazione autentica e duratura. Alla fine, credo che ciò che conta davvero sia lasciare i clienti con la sensazione di essere stati ascoltati, capiti e aiutati a costruire un futuro più sereno.

Come è tradizione di Style Finance, le chiediamo di spiegare un termine o un concetto finanziario che ritiene importante far comprendere ai nostri lettori, come se lo spiegasse a un bambino.

Un termine che mi piace molto e che ritengo importante è “cointeressenza”. Per spiegarlo, immaginate di giocare in una squadra di calcio. Tutti i giocatori hanno un obiettivo comune: vincere la partita. Ma per farlo, ognuno deve dare il massimo e aiutare i compagni, perché la vittoria della squadra è anche la vittoria di ogni singolo giocatore. La cointeressenza in finanza funziona un po’ così: è quando consulente e cliente condividono lo stesso obiettivo e lavorano insieme per raggiungerlo. Significa che il successo del consulente è legato al successo del cliente. Se il cliente guadagna, anche il consulente guadagna; se il cliente è soddisfatto, il consulente ha fatto un buon lavoro. Questo crea una relazione basata sulla fiducia reciproca e sulla responsabilità, dove entrambe le parti si sentono coinvolte e co-interessate al risultato finale. È un concetto che rende il rapporto con il cliente più simile a una partnership che a una semplice transazione, ed è alla base della consulenza finanziaria olistica che pratico ogni giorno.

Katia Cedioli

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