Nonostante le difficoltà provenienti dall’economia cinese, il settore del lusso per gli investitori resta resiliente e offre opportunità di crescita. Lo dimostra il fatto che 8 persone su 10 ancora vogliono puntare su questo asset.
Il settore del lusso sta vivendo un periodo di incertezza, segnato dal rallentamento delle vendite che si protrae ormai da diversi trimestri. Secondo il rapporto “Cruel summer” di HSBC, la crescita organica del mercato globale dei beni di lusso è ora stimata al 2,8% per il 2024, ben al di sotto del 5,5% previsto in precedenza. Ma quindi, conviene ancora investirci? L’83% degli operatori finanziari continuerà a farlo, nonostante i timori sulla Cina e i conflitti internazionali in corso. Lo conferma Deloitte nel suo “Fashion Luxury Private Equity and Investors Survey 2024”; il sondaggio, condotto su un panel di 114 aziende, ha sottolineato un certo dinamismo del settore moda-lusso.
Sebbene persista una situazione di incertezza macroeconomica e geopolitica, infatti, gli investitori nel settore del Fashion & Luxury (F&L) stanno rispondendo ai rapidi cambiamenti del mercato in modo efficace e tempestivo, facendo leva sulle attività di mergers and acquisitions (M&A). L’83% dei fondi sta valutando di investire in un asset di F&L, con elevato interesse, in particolare, per il settore manifatturiero di abbigliamento e accessori (30%), cosmetici e profumi (26%), arredamento (19%) e vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori (11%).

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Cosa aspettarsi dal 2025
Il 2024, comunque, è stato un anno complesso per i marchi del lusso. Ma cosa ci dobbiamo aspettare per quest’anno? Stando al recente report di Bain & Company, ci si attende un leggero miglioramento, anche se sono ancora diversi i punti critici nel settore e che non si risolveranno nel giro di poco. «Si prevede che il mercato del lusso affronterà un progressivo miglioramento nel corso del 2025, sebbene ciò dipenda in larga misura dagli scenari macroeconomici in evoluzione nelle principali aree geografiche. Guardando al 2030, il mercato probabilmente intraprenderà una traiettoria positiva a lungo termine, con una base di consumatori sempre più ampia”, hanno spiegato le autrici del report Claudia d’Arpizio e Federica Levato.
Ma permangono alcuni punti critici: come la Cina, dove il mercato ha attraversato un periodo di sostanziale decrescita, a causa della debole fiducia dei consumatori e dell’aumento dei flussi turistici cinesi diretti in Giappone, Europa, e in minor modo verso altri Paesi asiatici. Ma anche il fatto che si sono persi 50 milioni di consumatori negli ultimi due anni, segnale di come i brand debbano rivedere le proprie proposte di valore.
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