Per quasi 9 italiani su 10 bisognerebbe introdurre nelle scuole programmi di educazione economico-finanziaria per prevenire il fenomeno della dipendenza e violenza economica, secondo uno studio di We World e IPSOS.
Controllo, sfruttamento e sabotaggio economico. Sono queste le principali forme di violenza economica, esercitata all’interno di relazioni intime o familiari, prevalentemente nei confronti delle donne. Una violenza che non si limita al controllo sulle risorse finanziarie e la gestione del denaro, ma si estende ad altri aspetti della vita della vittima. A questo tema delicato e complesso, l’organizzazione non governativa We World ha dedicato il rapporto “Ciò che è tuo è mio – Fare i conti con la violenza economica”, con l’obiettivo di inquadrare il fenomeno, condividere dati, testimonianze e raccomandazioni.
I risultati dell’indagine, condotta nel settembre 2023 da We World in collaborazione con IPSOS (società specializzata in ricerche di mercato) su un campione di 1200 individui – rappresentativo per età e area geografica della popolazione italiana – non sono confortanti. Il 49% delle donne intervistate dichiara di aver subito nella vita almeno un episodio di violenza economica, percentuale che sale al 67% tra le donne separate o divorziate. Mentre 1 donna su 10 dichiara che il partner le ha impedito di lavorare. Inoltre, il 28% delle intervistate afferma di aver subito decisioni finanziarie prese dal partner, senza essere stata prima consultata.
Una minore autonomia economica si traduce in una maggiore dipendenza
Rispetto alla percezione del fenomeno da parte dei cittadini, quasi 1 intervistato su 2 ritiene che le donne siano più spesso vittime di violenza economica perché hanno meno accesso degli uomini al mercato del lavoro. «Le ridotte opportunità economiche con cui le donne devono ancora fare i conti – si legge nel rapporto – le espongono maggiormente al rischio di subire violenza economica. Una minore autonomia economica si traduce, infatti, in una maggiore dipendenza». A confermarlo sono i dati della rete D.i.Re. Quasi 1 donna su 3, tra quelle entrate in contatto con i centri antiviolenza, è a reddito zero.
Se una piena indipendenza economica è essenziale, non solo per avviare percorsi di autonomia e uscire da situazioni di violenza ma anche per prevenire il fenomeno, il rapporto raccomanda di intervenire con più finanziamenti al reddito di libertà, integrati a solide politiche abitative e del lavoro, che garantiscano l’accesso ad un reddito dignitoso. In termini di prevenzione, We World ricorda poi l’importanza dell’educazione finanziaria, strumento utile per acquisire competenze e prendere decisioni consapevoli. Per quasi 9 italiani su 10 bisognerebbe introdurre programmi di educazione affettiva ed economico-finanziaria a partire dalle scuole elementari e medie.
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