Un consulente finanziario indipendente con sede a Bologna, specializzato nel supporto alle esigenze finanziarie degli architetti e degli studi di progettazione, spiega perché ha scelto questa nicchia.
Con un passato da ingegnere, grazie a un’approfondita esperienza nel lavorare con studi di progettazione, negli anni Francesco Cuffaro ha sviluppato una comprensione unica delle sfide specifiche che architetti e professionisti dell’abitare affrontano quotidianamente. La sua consulenza oggi si distingue per l’attenzione a strategie finanziarie che non solo ottimizzano la gestione economica, ma promuovono anche la crescita sostenibile e il successo a lungo termine, come spiega in questa intervista.
Cosa l’ha portata a specializzarsi nella consulenza finanziaria per architetti e professionisti dell’edilizia?
Professionalmente sono nato ingegnere, essendomi laureato nel 2006 al Politecnico di Milano. All’epoca avevo tanti amici architetti perché le nostre facoltà erano gemellate e condividevamo i campus. Ho sempre provato una certa invidia per l’estro e la fantasia che generalmente hanno gli architetti, ma dall’altro lato era lampante come spesso vivessero nel loro mondo immersi nei loro progetti, che prosciugavano energie e tempo da poter dedicare a qualsiasi altra cosa che non fosse l’architettura.
Quindi mi sono reso conto che potevo essere veramente d’aiuto mettendo loro a disposizione le mie competenze e la mia professione, fornendo loro le conoscenze indispensabili e il supporto per riuscire a prendere in maniera più consapevole le scelte strategiche giuste in campo finanziario, per aiutarli ad allineare l’utilizzo del loro capitale personale, professionale e finanziario con i loro valori e con ciò che per loro è importante.
Cosa la motiva di più nel suo lavoro quotidiano?
L’ingegnere che è in me è molto contento di riuscire a risolvere i problemi e, purtroppo o per fortuna, i soldi permeano un gran numero di nostre attività sia a livello personale, familiare che professionale. Non si tratta di riuscire a far diventare le persone (più) ricche, quanto riuscire a fornire le soluzioni giuste che consentano loro di dormire sonni più sereni.
Serenità, tra l’altro, che non deriva affatto dall’acquisizione di una qualche “sicurezza” (di sicurezze la finanza ne offre molto poche) quanto più dall’accettazione dell’inevitabile incertezza che domina la finanza così come domina la nostra vita di tutti i giorni.
Quali sono le sfide economico-finanziarie più comuni che gli architetti e i professionisti dell’edilizia si trovano ad affrontare?
La categoria degli architetti svolge un lavoro talmente totalizzante che lascia loro molto poco tempo da poter dedicare ad attività “extra-professionali”. Di conseguenza spesso gli architetti si affidano al fai-da-te per la gestione delle proprie finanze, senza alcuna competenza nel campo, con le prevedibili conseguenze. Oppure si affidano ciecamente al primo promotore privo di scrupoli che rifila loro i soliti prodotti d’investimento carichi di costi inutili e totalmente inefficienti.
Inoltre, la quasi totalità degli architetti esce dall’università con il sogno di avviare il proprio studio di progettazione, ma senza alcuna preparazione in merito perché l’università non fornisce loro le competenze necessarie per poterlo diventare.
Quanto sono importanti lo stile e l’immagine personale nel settore della consulenza finanziaria?
Sarò forse controcorrente ma credo che il concetto di stile sia stato inteso in maniera molto errata in finanza. Vedo purtroppo un’eccessiva attenzione alle apparenze, soprattutto da parte dei colleghi maschi, che rasentano il machismo. L’idea che il consulente finanziario debba rientrare negli stretti canoni di immagine di superiorità professionale in giacca e cravatta lascia, a mio avviso, molto poco spazio al lato “umano” dei soldi. Credo che il consulente invece dovrebbe più concentrarsi nel mostrare il proprio lato gentile ed empatico nei confronti del cliente, focalizzandosi nell’ascolto dei loro timori e dei loro sogni nascosti; questo è il vero stile che lascia il segno.
Se potesse spiegare un termine della finanza a un bambino, quale sceglierebbe e come lo spiegherebbe?
C’è un termine che mi è particolarmente caro nel mondo della finanza ed è il concetto di “sicurezza”. Molto spesso la sicurezza è il valore che viene tirato fuori quando si parla di obiettivi da raggiungere e di solito viene abbinato ad un certo valore del proprio patrimonio che dovrebbe riuscire a fornire tale “sicurezza” desiderata. Il problema è che la sicurezza è un’emozione non un numero e quindi può capitare di trovarsi di fronte a persone con molti soldi e totalmente insicure e dall’altro lato persone che hanno quasi niente e si sentono totalmente sicure. Quindi la buona notizia è che abbiamo un certo controllo su di essa, ma la cattiva notizia è che tocca ad ognuno di noi scoprirlo.