Home » Federico Fagiani: «Le scelte finanziarie le fa chi investe: serve consapevolezza»

Federico Fagiani: «Le scelte finanziarie le fa chi investe: serve consapevolezza»

di Giorgio Pirani
cover-fagiani
Un consulente finanziario di Milano, che fa dell’etica e trasparenza il suo modo di lavorare, punta a non indirizzare chi si rivolge a lui sul tipo di investimento ma sul perché farlo e come arrivarci.

 

Dopo 11 anni in una banca, Federico Fagiani ha deciso di diventare consulente “fee-only” (abilitato all’offerta fuori sede), allontanandosi dalla consulenza focalizzata sulla vendita di prodotti e prendendo così un approccio trasparente e consapevole, che mette al centro la pianificazione finanziaria personalizzata. Questo grazie anche a un suo sito dove offre contenuti su finanza comportamentale e pianificazione, utilizzando anche i social media per educare e restare in contatto con i clienti. 

Come è entrato nel mondo della consulenza finanziaria?

Ho lavorato per oltre 11 anni in varie filiali di una banca tradizionale. Il modo in cui viene prestata la consulenza finanziaria in banca non si sposava con la mia etica e il modo in cui la interpreto io. Si trattava di una “consulenza agli investimenti” più che di una “consulenza agli investitori”, focalizzata sulla vendita di prodotti, non sull’offrire un servizio: la consulenza, appunto. Nel corso del 2019 ho maturato la non semplice decisione di cambiare il modo in cui fare questo lavoro, che adoro, e diventare un libero professionista.

Quali valori considera più importanti nella sua professione e come li mette in pratica?

Credo fermamente nell’etica, nella trasparenza, nella semplicità, nella chiarezza, nei perché è nella responsabilità e consapevolezza delle scelte. Ritengo che la consulenza finanziaria vada interpretata in modo più ampio, come una vera e propria pianificazione finanziaria a 360°. Una “consulenza agli investitori”, sia su aspetti tecnici, ma anche, e soprattutto, comportamentali e di pianificazione. Quest’ultima non può partire dai “cosa”, quindi gli strumenti in cui investire i propri risparmi, ma deve nascere e basarsi sui “perché investire’”, passare per i “come”, quindi quanto capitale o risparmio dedicare ad un fondo, e solo in ultimo arrivare ai “cosa”. Le scelte finanziarie non possono essere “calate dall’alto”, ma devono essere prese da chi investe. Il mio lavoro è quello di fare in modo che le persone prendano queste scelte con consapevolezza (attraverso un percorso di educazione finanziaria ed esplorazione e comprensione dei suoi valori ed esigenze), affiancarle e supportarle nel metterle in atto ed essere al suo fianco, soprattutto quando le sue esigenze cambieranno.

Lei è appassionato di montagna. Come si collega questa passione con il mondo della finanza?

La montagna mi ha insegnato molto e mi aiuta a mantenere la giusta prospettiva nei confronti di quello che succede nel quotidiano. Mi ha insegnato il valore della fatica e del duro lavoro, nell’essere preparati e allenati prima di partire per un’escursione, o scalata, o ascensione e a non sottovalutare nessuna sfida. Oggi mi aiuta a mantenere la mente aperta, a non concentrarmi eccessivamente sul “qui e ora”, ma a guardare lontano senza però perdere di vista dove metto i piedi.

Lei gestisce anche un blog dal titolo “Investire con intelligenza”: di cosa tratta e da quanto tempo se ne occupa? Secondo lei, i social media e la tecnologia possono aiutare la visibilità professionale?

Durante il Covid, non potendo incontrare di persona molti dei miei clienti, per essere loro vicino ho iniziato a scrivere una newsletter che, con il tempo, si è trasformata in un blog. Scrivo con cadenza settimanale articoli che parlano di pianificazione finanziaria, di finanza personale, di finanza comportamentale e di storia dei mercati. Non mi concentro sul “qui ed ora”, ma cerco di mettere in prospettiva gli avvenimenti di oggi perché possano esserci da guida per il futuro. Al mondo d’oggi infatti l’informazione è pervasiva e martellante, ma avere troppe informazioni è come non averne nessuna se non si riesce a distinguere ciò che è veramente importante  dal semplice rumore di fondo. Quando scrivo, cerco di parlare di ciò che è importante oggi e che rimarrà importante fra un anno o fra dieci. 

Quanto è importante per lei comunicare anche sui social media?

Penso che la comunicazione sui social sia un ottimo strumento per comunicare la propria visione del mondo, il modo in cui si affronta la vita e il proprio lavoro. Ritengo sia un modo per fare educazione finanziaria, per restare in contatto con i propri clienti e farsi conoscere da potenziali nuovi clienti. Come può un risparmiatore capire quale professionista possa affiancarlo al meglio se non sa come lavora e cosa pensa?

Crede che lo stile possa essere utilizzato come uno strumento di comunicazione non verbale? Se sì, in che modo lo applica nel suo lavoro?

Sì, credo che sia importante avere e comunicare il proprio stile e che possa essere un modo per distinguersi e dare un tocco di originalità. Personalmente, cerco di comunicare in modo chiaro, semplice e con un pizzico di ironia. In un mondo serioso come la finanza, non prendersi troppo sul serio è un punto di forza.

Potrebbe scegliere un termine o un concetto finanziario e spiegarlo in parole semplici?

Un concetto che mi sta molto a cuore è il cercare di concentrarsi su ciò che possiamo controllare, tanto nella gestione dei nostri risparmi quanto nella vita di tutti i giorni. Molto spesso gli investitori sono ossessionati dall’andamento dei mercati finanziari e dai rendimenti, che però non possono controllare direttamente. Ciò che invece possono, e su cui dovrebbero concentrare la loro attenzione, sono altre cose: quanto risparmiano e investono, quanto rischio si assumono con i loro investimenti, i costi che sostengono per gli strumenti attraverso cui investono, per quanto tempo investono e come si comportano con i loro investimenti. Queste ultime sono cose completamente sotto il controllo dell’investitore e che alla lunga determinano il risultato dei loro investimenti. Eppure spesso, gli investitori, così come gli addetti ai lavori, si concentrano su cose che non possono minimamente controllare: l’esito delle elezioni, gli utili di questa o quella società, l’andamento dei tassi d’interesse, questa o quella previsione finanziaria.

 

Giorgio Pirani

Ti potrebbe piacere

Lascia un commento

My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: