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Donatello Ceccotti: «Il ruolo del consulente finanziario è aiutare le persone»

di Katia Cedioli
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Con passione e visione a lungo termine, Donatello Ceccotti guida un team eterogeneo in Banca Widiba, promuovendo valori umani e un approccio olistico alla consulenza finanziaria. La fiducia, per lui, resta il patrimonio più prezioso.

Nato nel 1973 a Frosinone, dove tuttora risiede, Donatello Ceccotti è consulente finanziario e District Manager per Banca Widiba, dove guida un team di 18 persone. La sua carriera si fonda sull’aiutare le persone a compiere scelte ragionate nell’uso del denaro per costruire il proprio benessere. Crede che il denaro non sia un fine, ma un mezzo per realizzare obiettivi di vita: dalla protezione della famiglia ai sogni più ambiziosi. Con oltre vent’anni di esperienza, promuove un approccio olistico alla consulenza, integrando pianificazione finanziaria, successoria e imprenditoriale, valorizzando sempre la fiducia come patrimonio più prezioso.

C’è un momento o un’esperienza particolare che le ha fatto capire che guidare le persone verso il loro benessere finanziario sarebbe stata la sua strada?

Non c’è stato un momento particolare ma si è trattato, più che altro, di un percorso all’interno del quale sono avvenute diverse esperienze che mi hanno dato sempre più la consapevolezza che, interpretare correttamente il ruolo del consulente finanziario significa aiutare le persone a compiere scelte ragionate nell’uso del denaro per costruire il proprio benessere. Tra queste esperienze sicuramente alcune hanno avuto, anche emotivamente, un impatto maggiore rispetto ad altre: una su tutte riguarda la storia di un cliente che aveva accumulato, attraverso versamenti mensili, una discreta quantità di denaro che, peraltro, aveva generato un considerevole rendimento e, quando mi chiese se fosse stato possibile rimborsarla, rimase sorpreso perché pensava di aver accantonato una somma più modesta. Il momento più toccante però, fu quando mi confessò che quei soldi servivano per delle cure a cui si doveva sottoporre la moglie per avere un figlio. Qualche tempo dopo mi chiamò per dirmi che erano riusciti finalmente a coronare il loro sogno e affermò che mi sarebbe sempre stato grato perché mai avrebbe pensato che accantonare delle piccole somme mensili gli avrebbe consentito di realizzare il desiderio più importante della propria vita. Sono storie come queste che danno un senso ed un valore al mio lavoro.

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Donatello Ceccotti

Qual è il suo tratto distintivo come leader e consulente, e come questo si riflette nel modo in cui gestisce il team e i clienti?

 Mi permetta di rispondere a questa domanda riportando quello che dicono di me alcuni colleghi e clienti che affermano che sono autorevole ed influente. Credo che ciò derivi, più che dall’avere competenze, dal fatto che cerco di essere sempre chiaro e trasparente nei rapporti con gli altri e, dal mettere sempre prima la persona e, solo in un secondo momento, il cliente o il collega.

Questo genera un clima favorevole e positivo nei rapporti interpersonali e nell’ambiente di lavoro ma, soprattutto, rende più agevole superare le difficoltà o le criticità che fanno parte della quotidianità e, dunque non mancano mai.

Nel suo profilo LinkedIn scrive il futuro è dei curiosi: è solo una provocazione per attirare l’attenzione o riflette il suo approccio nel selezionare candidati? Quali caratteristiche ritiene fondamentali per far parte della sua squadra?

Ritengo che la curiosità, intesa come desiderio di sapere e di conoscere, rappresenti un formidabile stimolo in generale. Dunque, sia nella vita privata sia in ambito professionale, è il motore che spinge a fare le cose e, soprattutto, a farle bene.

La caratteristica principale che ricerco nelle persone con cui condividere un percorso professionale è quella di avere una scala valoriale che, non pretendo identica alla mia ma, sicuramente molto simile. In questo senso, il rispetto, l’onestà e la serietà rappresentano valori imprescindibili.

Coordina un gruppo di 18 persone puntando su un clima positivo. Quali sono le sue strategie per creare un ambiente di lavoro motivante e produttivo?

Il gruppo che coordino è molto eterogeneo per competenze ed esperienze, e c’è una componente femminile che supera il 40%. Ritengo l’eterogeneità una grande risorsa perché, seppur nella oggettiva difficoltà di creare in modo sistematico un equilibrio tra persone spesso diverse tra loro, consente ai membri del team di crescere, non solo professionalmente, in modo più rapido e consapevole. Inoltre, la presenza di molte colleghe nel gruppo, e in un settore che rimane prevalentemente maschile, apporta senza ombra di dubbio un forte valore aggiunto.  

Organizza diversi eventi e progetti. Ce n’è uno che rappresenta al meglio la sua visione?

 Gliene cito due: il primo è l’incontro con il Comandante Alfa che è stato uno dei “soci-fondatori” del GIS (Gruppo di Intervento Speciale), il reparto d’èlite dei Carabinieri e la cui identità è segreta ed infatti appare in pubblico con un mephisto nero. La sua storia ben rappresenta il fatto che, in ogni settore ed in ogni ambito e laddove vi sono valori che guidano le azioni ed una forte identificazione in ciò che si è, più che in ciò che si fa, le possibilità di ottenere risultati di assoluto rilievo sono molto elevate, soprattutto se a ciò si aggiungere sincera coesione e grande spirito di squadra. Quindi, l’individualismo può coesistere con il lavoro di squadra quando quest’ultimo è inteso come un metodo e non come un imperativo etico: infatti, il gioco di squadra è più efficiente e rende di più e, nei momenti difficili, ti fa sentire meno solo.

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Un altro progetto a cui tengo molto è quello incentrato su San Benedetto o, meglio, su una lettura in chiave laico-manageriale della Regula benedicti e sulla creazione di parallelismi con le moderne aziende. Su questo tema ho fatto alcuni incontri con il mio team all’interno di abbazie benedettine. Fatte le debite proporzioni, infatti, la Regola benedettina con la sua suddivisione dei ruoli e la conseguente distribuzione dei compiti, può essere considerata il primo trattato di management aziendale della storia e, per altri versi, la madre di tutti i sistemi di gestione. L’attenzione alla centralità della persona e la ricerca di un corretto equilibrio tra attività ed impegno spirituale sono modelli applicabili, sempre di più, anche alle imprese valorizzandone la mission. Questo format, molto sfidante, si propone infatti come un laboratorio da cui attingere e ripensare le strategie di management e di leadership, capaci di declinare essere e avere, etica e successo, sostenibilità e sviluppo.

Può spiegarci il significato di “hedge fund“come se lo spiegasse a un bambino?

Con “hedge fund” possiamo intendere quei fondi di investimento che hanno una natura prevalentemente speculativa e che, quindi, sono sistematicamente alla ricerca di guadagni molto elevati in ogni condizione di mercato attraverso l’utilizzo di molteplici tecniche di gestione particolarmente complesse. Va da sé che alla luce di tali caratteristiche sono, per loro natura, estremamente rischiosi e, dunque, fortemente sconsigliati all’investitore medio.

 

 

Katia Cedioli

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