Il report di Cegos Italia, società di learning & development, è chiaro: investire nella formazione del management è fondamentale per il successo aziendale. Per il CEO Emanuele Castellani, senza una preparazione adeguata chi è in posizione di leadership rischia di non affrontare efficacemente le sfide attuali e future.
Il 41% delle figure manageriali non ha ricevuto una formazione concreta per il passaggio al ruolo di leadership, mentre più di un terzo di loro giudica l’investimento formativo insufficiente. A dichiararlo è il recente report “Essere manager: tra formazione e realtà operativa”, del Gruppo Cegos, player nel learning & development, che ha coinvolto circa 400 manager provenienti da diverse realtà aziendali. «Chi sceglie la via di non investire in formazione per i profili di guida fa una scelta poco lungimirante e si avventurerà verso un sentiero rischioso», commenta Emanuele Castellani, Executive Board Member del Gruppo Cegos e CEO di Cegos Italia.
Le motivazioni sono diverse e, come suggerisce Castellani, possono essere influenzate da limiti di budget, mancanza di visione o sottovalutazione del ROI (Return on Investment): «Investire in programmi di crescita dedicati ai manager non solo potenzia i loro risultati, ma incide su produttività e competitività, senso di appartenenza e valorizzazione dei dipendenti, migliorandone la retention».

Emanuele Castellani
Le lacune della formazione
Dunque, molte realtà non investono nella crescita delle competenze e, anche quando lo fanno con appositi programmi di leadership, un manager su due fatica ad applicare quanto appreso. E solo un terzo ci riesce quotidianamente. Risultati simili emergono anche per i programmi di comunicazione: nonostante le competenze siano più tangibili, quasi la metà delle persone intervistate non riesce sempre ad applicarle.
Dall’indagine emergono principalmente due esigenze: «Da un lato, il bisogno di un supporto concreto che aiuti i manager a tradurre la teoria in pratica, gestendo al meglio aspetti operativi, strategici e dinamiche relazionali; dall’altro, l’importanza di promuovere la formazione come leva strategica pragmatica e continuativa per lo sviluppo delle competenze e relative performance, pena la mancanza di innovazione e di attrattività», commenta il CEO di Cegos.
Infatti, la survey fa emergere che in contesti organizzativi sempre più complessi, un terzo dei manager considera essenziale saper motivare e ispirare le persone, gestendo il cambiamento in modo positivo. Ne è convinto anche il CEO di Cegos: «In un ecosistema ideale, un manager efficace dovrebbe bilanciare abilità interpersonali, gestionali e tecniche per affrontare le complessità». Tuttavia, ogni realtà decide di adottare uno stile più analitico o relazionale, ma come sottolinea Castellani: «È evidente che, se l’innovazione è il motore del cambiamento organizzativo e il cambiamento passa dalle persone, la gestione attraverso una leadership autentica e inclusiva è il cuore del successo».

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Le caratteristiche del buon management
Ma quali sono, secondo chi ricopre ruoli manageriali, le caratteristiche principali della leadership? Al primo posto, come già anticipato, emerge la capacità di motivare il gruppo di lavoro; seguono poi la gestione efficace dello stress e la capacità di mantenere un giusto equilibrio tra gli obiettivi aziendali e il benessere delle persone (33%). Inoltre, il 21% indica come cruciale la capacità di innovare e guardare oltre le sfide del presente.
In quest’ottica, due elementi risultano fondamentali: il feedback, richiesto frequentemente dal 67% delle persone intervistate, e la delega. Su quest’ultimo punto, un quarto afferma di delegare in modo strategico e mirato, mentre il 20% si basa sull’analisi dei carichi di lavoro e delle competenze individuali. In generale, circa un terzo dichiara fiducia nei confronti del proprio gruppo (32%), mentre appena il 4% preferisce un controllo diretto e costante. Altri fattori essenziali emersi dalla ricerca riguardano il giusto bilanciamento tra aspettative ed esigenze delle persone coinvolte (28%), una comunicazione positiva (24%) e il rispetto dell’autonomia individuale (21%).
Tuttavia, il ruolo manageriale non si limita al semplice coordinamento delle attività quotidiane: richiede, infatti, competenze specifiche per affrontare una pluralità di sfide. Tra le più rilevanti, secondo chi ha partecipato alla ricerca, figurano l’equilibrio tra strategie aziendali e operatività concreta (43%), la creazione di ambienti stimolanti (38%) e la capacità di conciliare responsabilità individuali e lavoro in team (34%). Seguono poi la gestione dei conflitti (33%), il time management e l’integrazione tra esercizio dell’autorità e autorevolezza personale (entrambi al 29%).

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Una comunicazione chiara per risolvere conflitti
Secondo la survey, la gestione dei conflitti rappresenta una delle sfide più frequenti per chi ricopre ruoli manageriali, confermando l’importanza della formazione continua e di una comunicazione efficace e trasparente all’interno dei team. Rispetto a questo tema, il 39% afferma di puntare sulla ricerca condivisa delle soluzioni, il 21% incoraggia il gruppo ad affrontare i problemi come occasioni di crescita, mentre il 15% predilige un approccio basato sull’analisi oggettiva dei dati. Per risolvere eventuali tensioni interne, inoltre, il 26% sceglie una risoluzione autonoma e discreta, il 25% cerca di trasformare il conflitto in opportunità, e il 17% mantiene una posizione imparziale.
Riguardo alla gestione del gruppo di lavoro, quasi tre quarti delle persone coinvolte nella ricerca preferiscono adottare una struttura chiara e ben definita, caratterizzata da una comunicazione costante: dichiarano di rendersi disponibili e di favorire sempre un dialogo aperto, anche quando devono trasmettere decisioni impopolari. Un quarto, inoltre, sottolinea l’importanza di comunicare con chiarezza tali decisioni, spiegandone in modo trasparente i benefici di lungo periodo.
Essere manager oggi, quindi, significa molto più che coordinare attività e risorse: richiede visione strategica, capacità di adattamento e una gestione consapevole delle persone. Ogni scelta, ogni decisione e ogni azione possono fare la differenza tra un ambiente di lavoro motivante e performante e uno caratterizzato da inefficienze e discontinuità.
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